Latina, 7 febbraio – L’azienda Recall ha assistito al convegno organizzato dall’Isde Latina dal titolo ‘Inquinamento ambientale: centrali a biogas e biomasse’ e ritiene opportuno fornire delle precisazioni sui benefit delle fonti energetiche alternative come metano per auto e digestato per l’agricoltura.

Durante e dopo il convegno dell’ISDE dal tema ‘Inquinamento ambientale: centrali a biogas e biomasse’ svoltosi il 4 febbraio 2017 a Latina, sono infuriate le polemiche da parte di chi ritiene che tale convegno, a partire proprio dal titolo, sia stata un’operazione mistificatoria tesa a creare un allarme sociale totalmente ingiustificato.

Innanzitutto, un impianto per la produzione di biometano dalla FORSU (frazione organica della raccolta differenziata, acronimo che sta per frazione organica rifiuti solidi urbani) opera in due fasi: attraverso la digestione anaerobica si produce biogas dal quale si estrae il metano, che viene immesso in rete e destinato all’auto-trasporto, mentre il prodotto della digestione è trattato per divenire fertilizzante di qualità tanto da essere utilizzato in agricoltura. I vantaggi: riduzione delle emissioni di CO2 e dell’inquinamento atmosferico.

All’interno del convegno organizzato dall’ISDE sono stati presentati diversi studi relativi all’incidenza dei tumori sul territorio, senza nessuna correlazione con la presenza di impianti a biogas. Anzi, illuminante l’intervento dell’ingegner Domenico Gaudioso, in rappresentanza dell’ISPRA, ha chiarito come l’inquinamento da polveri sottili – dalle quali possono derivare alcune forme di tumore – dipende in larga misura dalle caldaie domestiche, specie se a legna e pellet.

Se il riscaldamento fosse tutto a metano e magari fosse a metano anche il carburante almeno dei mezzi pesanti, l’inquinamento da polveri sottili crollerebbe.

E’ quindi paradossale e mistificatorio che si accosti alla parola “tumore” proprio al biometano che invece rappresenta la strada per la soluzione del problema inquinamento da polveri sottili: il rifiuto fermenta al chiuso senza essere bruciato e senza emettere odori e il metano prodotto viene immesso nella rete gas SNAM.

Sconcertante che si sia affermata la non necessità di realizzare nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile, quando i dati Terna dicono ben altro: la maggioranza dell’energia elettrica in Italia viene ancora prodotta con fonti non rinnovabili e quindi tali impianti vano sostituiti con impianti a fonti rinnovabili, quali quelli a biogas, sia per rendere l’Italia indipendente sia per ridurre le emissioni di CO2.

Un controsenso poi mostrare le foto dell’inquinamento prodotto dalle centrali a carbone, dagli scarichi delle auto e navi a gasolio e dalle caldaie obsolete, e non appoggiare il biometano, che è una soluzione a questi problemi. Il carburante per l’auto-trasporto è infatti al 90% circa ricavato da fonti fossili non rinnovabili e in larghissima misura acquistato dall’estero

Gli impianti a biometano chiudono il ciclo trasformando gli scarti organici in fertilizzante di qualità, dopo il passaggio attraverso una fase finale di compostaggio. L’ISDE nel convegno ha puntato il dito anche sulla digestione anaerobica, ipotizzando che nel processo vengano immessi addirittura ceneri di impianti a carbone, radioattive e additivi chimici, col risultato che il digestato sarebbe inutilizzabile per fare compost. Questa affermazione è insensata e casomai è vero l’opposto: il compost prodotto dal digestato è addirittura migliore di quello prodotto compostando direttamente la FORSU, in quanto a monte della digestione anaerobica vengono separati meccanicamente tutti i residui non organici della raccolta differenziata (mediamente il 10%), proprio per non danneggiare il digestore, che è come uno stomaco e non può ingerire cibo “Indigesto”.

Considerata l’attenzione sul tema, sarebbe necessario da parte di tutti gli attori, ordini professionali, istituzioni e imprenditori un approccio responsabile in modo da favorire un incontro dove tutte le parti possano esprimersi in modo scientifico e documentato.